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Ecco. Un male di vivere. un'assenza incolmabile. Un bisogno incessante di sentire. Questo muove Antigone. 

Questo travolge gli altri personaggi scoprendone l'umanità e i silenzi.

Una musica troppo alta. I capelli troppo corti. Gli occhi troppo spalancati. Lo sguardo di Antigone penetra le altrui fragilità, smaschera i compromessi, fa crollare certezze.

 

"Senza la piccola Antigone sareste stati tutti più tranquilli. E' tutto."

Dalla prima volta che ho letto il testo di Anouilh, tanti anni fa, Antigone ha toccato in me corde profonde, ha spalancato interrogativi, confermato sensazioni…

è stato come ritrovare qualcosa che mi apparteneva da sempre e che avevo lasciato in un cassetto.

Dopo due studi sul testo, realizzati con gli allievi del laboratorio teatrale, mi sono decisa: avrei fatto lo spettacolo.

Eccolo. ​

Quel “sì” mai detto da Antigone è sospeso sopra gli attori come una strada non imboccata.

Il suo “no” rimbomba così forte da far tremare le vene. Antigone dice no, questa sera, ancora una volta.

Non può fare altro.

E il discorso resta aperto, questa sera, ancora una volta.

A quel no, assopito dentro molti di noi come un sibilo costante, è dedicato questo spettacolo.

E a Claudio, che un giorno mi ha detto “ tu sei quello che sei. Crea. Non smettere”.

Raffaella Russo

 

grazie a: Lorenzo Costa e tutto lo staff del Teatro Garage, Franca Toloni e Rita Oliveri, Daniela Anzalone, Sabrina Marzagalli…e grazie soprattutto a Francesco.

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